Parrocchia
San Giovanni Battista
Tomba extra
Il territorio.
"La parrocchia di Tomba - scrive don Alessandro Melegati - si estende dalla parte di mezzogiorno fino a Scuderlando, da quella di settentrione fino alle mura di Porta Nuova, cosicché quelle ultime contrade per giungere in città, vi vogliono quasi nove miglia tra andata e ritorno".
Si tratta di un vastissimo territorio sul quale sono sorte, nel secondo dopo guerra, altre cinque parrocchie. Una buona fetta di questa zona era soggetta durante la dominazione austriaca a servitù militare: attorno alle mura e alle fortificazioni per un raggio di qualche chilometro era proibita ogni coltivazione e la costruzione di qualsiasi immobile. Il resto del territorio riarso, sassoso e fortemente permeabile, non era disponibile per le colture agricole.
La comunità umana.
La parrocchia di San Giovanni Battista di Tomba nel 1847 contava complessivamente 1700 abitanti distribuiti in 334 nuclei familiari, con una media di cinque unità per famiglia. L'agricoltura e le attività connesse - caccia, pesca, allevamento del bestiame - costituiscono il perno dell'economia del territorio.
Oltre ai filatoi erano presenti due manufatture: una conceria e una tintoria. Il governo di Vienna temeva la concentrazione di operai alle porte della città e, per motivi strategici, ostacolava il sorgere di stabilimenti nelle aree vicine alle mura della città. A dar lavoro alla gente furono soprattutto le formidabili fortificazioni che fecero di Verona la più imponente città fortezza di tutto l'impero.
Un'attività tradizionale di accresciuta importanza in quegli anni era quella dei mulini, che macinavano le granaglie, e le cortecce e le radici di alcune piante ricche di tannino usato nella concia delle pelli.
L'assistenza sanitaria.
In occasione della visita pastorale del vescovo mons. Mutti, si contano nel 1845 1673 anime, di cui 1036 da Comunione e 637 al di sotto dei 13-14 anni, pari al 38%. La mortalità infantile era molto elevata a causa delle condizioni di vita ai limiti della sopportazione, della mancanza di igiene e di adeguate cure mediche.
Delle lamentele riguardo all'assistenza medica si fece portavoce il parroco, inoltrando più volte istanze alle competenti autorità comunali, ma senza risultati concreti. Nel 1848 si rivolse perciò all'Imperial Regio Delegato provinciale, ottenendo che anche "i poveri e miserabili di Tomba ricevessero medicinali gratis come quelli della città, e che nel sobborgo di venire venga istituita una farmacia".
La Confraternita del Santissimo Sacramento.
Nel 1837 venne eretta la Confraternita del Santissimo Sacramento. L'iscrizione alla compagnia era un fatto fisiologico per i fedeli più zelanti e devoti. Le obbligazioni più comuni erano adunarsi la quarta domenica del mese e le feste mariane per recitare l'ufficio, partecipare alle processioni con l'uniforme e il candelotto, partecipare al funerale dei confratelli defunti. La compagnia si rivelò in quegli anni un utile strumento per la conservazione della fede, l'aumento della pietà degli iscritti e l'apostolato verso gli altri.
La fabbriceria.
Nata nel 1807, durante la dominazione napoleonica, la fabbriceria aveva lo scopo di amministrare i beni immobili, le questue e le elemosine della parrocchia, destinati alla manutenzione degli edifici di culto e allo svolgimento del culto stesso. Era composta di laici nominati dalle autorità statali, scelti in una terna di nomi proposti dal parroco. Gli austriaci non abolirono le fabbricerie, anzi nelle loro mani divennero uno strumento di controllo negli affari interni della parrocchia.
La principale voce di entrata era costituita dalle questue di beni in natura, come bozzoli, grano e mais. Erano integrate dalle offerte della cassa del Santissimo Sacramento e della cassa anime. C'era poi un esiguo assegno annuo del Municipio.